C’è stato un gran dibattere tra insegnanti di danza negli ultimi tempi: lezioni si – lezioni no, allievi a un metro di distanza l’uno dall’altro (un grand battement vale bene come unità di misura), oppure lezioni sul prato, in piazza o su una spiaggia, purché lezione sia! Finché arriva forte e chiaro il messaggio : DOBBIAMO RESTARE A CASA! E così, dissolta anche l’ultima flebile ombra di speranza, ecco il nuovo dilemma: recuperare o rimborsare? Saggio si o saggio no?
Ho avuto modo di sentire diverse insegnanti sparse per tutta Italia in queste settimane. C’è chi la prende con filosofia, approfittando di questa pausa forzata per ricaricarsi, chi è preoccupato dal blocco ma continua nella sua programmazione del saggio, chi sente la situazione come disperata e senza via di uscita.
Certamente il pensiero della perdita economica accomuna tutti, ormai in tutti i settori a dire il vero, ma la vita delle ASD e dei loro insegnanti non è certo semplice, già quando nella “normalità” si trovano ad affrontare i mesi estivi, l’ansia delle iscrizioni a settembre e delle adesioni al saggio a febbraio.
Ma è di fronte al silenzio di aule vuote, alla solitudine delle forcine su una mensolina dello spogliatoio, alle borse di danza mai svuotate e abbandonate lì, che si realizza la percezione del cambiamento. E allora cambiamento sia!
Ed ecco un pullulare di video, foto, tutorial farciti di # e cuoricini, tende che diventano sipari e sedie che fungono da sbarra, stretching accanto al divano e salotti sgombrati per ballare in libertà.
Ancora: concorsi di disegno, contest virtuali, lezioni di storia della danza e amarcord dei saggi più belli.
La verità è che la danza è anch’essa un virus, inguaribile però, e che ti fa stare bene, anche quando hai dolore, ti riempie la vita, coordina cuore e testa prima di arrivare ai muscoli.
La danza è anche una grande comunità, che non guarda se porti le punte o le sneakers, il tutù o una semplice culotte, ma quello che provi e trasmetti quando parte la musica e il tuo corpo non può fare a meno di sentirla dentro di sé.
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